venerdì 30 agosto 2013
The Woman in Black (illustrazione e recensione)
Dopo tanta attesa e tanti rimandi, finalmente ho potuto ammirare una delle ultime trasposizioni del genere gotico nella produzione contemporanea cinematografica: "the Woman in black".
Il film è sia riadattamento dell'opera letteraria omonima della scrittrice britannica Susan Hill, sia remake della vecchia versione televisiva realizzata negli anni 70. Prodotto e realizzato a gran sorpresa dalla Hammer films, una delle case storiche cinematografiche che ha segnato e determinato il genere dell'horror, che risorge in questi ultimi anni con nuove produzioni in pellicola, il film ci propone tutto quello che è stato il tema delle classiche storie di spettri, fantasmi e vecchi manieri infestati. E infatti proprio su questa struttura che si regge maggior parte della pellicola, incentrata sulla presenza dell'evocativa e tenebrosa casa che è perno architettonico del racconto.
Daniel Radcliffe nella parte dell'avvocato Arthur Kipps, si trova a raggiungere una piccola città di provincia per motivi burocratico legali che il suo ufficio deve sbrigare inerente a una vecchia residenza che non trova acquirente.
Un villaggio inospitale lo attenderà rivelando che qualcosa di misterioso e tenebroso si nasconde fra la diffidenza e la scontrosità della gente, gli occhi spauriti dei bambini e le presenze sinistre che aleggiano attorno a lui; e tutto lo conduce alla casa, protagonista scenografica del film, isolata, sospesa e racchiusa dal circondario di una più avversa terra caratterizzata da un'immensa distesa desolata e paludosa nelle cui terre sono inghiottiti e sepolti i misteri oscuri che hanno segnato il passato di quella zona.
Il film è una perla di stile, non rielabora o ripropone visioni innovative su ciò che per anni è stato già detto e fatto ma spicca proprio nella sua ripresa del genere classico della tipica "ghost story" resa con maniera e giusto dosaggio, offrendoci una narrazione ricca di atmosfera e di un'esperienza visiva terrificante. Le immagini si addentrano nei corridoi e nelle camere della vecchia dimora, impeccabilmente realizzata negli stilemi propri di una casa d'epoca, segnata da angoli oscuri, rumori sinistri, presenze inquietanti e stanze adornate da vecchie bambole o pupazzi che con i loro occhi vuoti e i loro ghigni scolpiti nella porcellana, accompagnano, come testimoni silenziosi, l'inquietante avventura del nostro protagonista che si confronterà con la presenza celata dalle ombre della fatiscente villa.
Qui L'omaggio alla grande filmografia dell'epoca è evidente, richiamando proprio i grandi maestri del passato che hanno fatto delle storie spettrali e gotiche la loro firma, come Roger Corman o Terence Fisher, autore quest'ultimo proprio della "Hammer films", ma rievoca anche la figura di Mario Bava, grande maestro dell'horror e del gotico italiano, sottovalutato dalla memoria intellettuale nostrana, ma che trova sempre omaggi all'interno di pellicole cinematografiche contemporanee, più che mai come in questo film dove si possono notare alcune rimandi al suo celebre "kill baby kill" ("Operazione paura" da noi).Un buon film insomma, che ripropone a piene mani un genere che trova un ottimo gradimento da parte del pubblico, e che forse fa sperare alla rinascita, se non al recupero, di ambientazioni e storie nate da una grande letteratura che ha influenzato l'immaginario popolare degli ultimi due secoli ( pare che sia stato annunciato anche un seguito).
E' curioso e divertente evidenziare che la parte della donna in nero è interpretato dall'attrice Liz White.
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